sabato 26 novembre 2011

La mia libertà

Tu pensi di potermi incatenare, 
Di poter decidere a chi posso pensare,
Di poter decidere ciò che posso scrivere-un racconto o una nuova vita?
Ma io, nel segreto del mio cuore, mi ribello,
Escogito piccoli sotterfugi per rimanere libera.
Non sono un uccello che puoi mantenere in gabbia, 
e non puoi tagliarmi le ali per impedirmi di volare.
Nel segreto del mio cuore, nessuno può incatenarmi, 
E lì, la Libertà avrà sempre la sua invisibile casa.

sabato 19 novembre 2011

Gli uccelli

Oggi, per un momento, mi sono vista nel film 'Gli Uccelli' di Hichcock. Ero in Viale Trento, quando uno stormo enorme si è posato su una gru. I pennuti hanno cominciato a fischiare e...mi è venuta in mente la scena che fanno sempre vedere in tv, quando poco a poco tutti gli uccelli si mettono sull'albero (credo che sia così, almeno). Quel film non l'ho mai visto, e devo ammettere che anche solo pensarci mi fa venire i brividi. Nonostante ami molto gli uccelli, immaginare il loro becco che ti acceca mi ha sempre fatto molto male. Ed è quello che ho immaginato mentre guardavo quello stormo sulla gru. Per poco non mi sembrava che mi stessero fissando. E il bello è che quando ho distolto lo sguardo e ho continuato il mio cammino, lo stormo si è innalzato in cielo e una marea di volatili mi è passata sopra cinguettando. Davvero...inquietante!!

venerdì 18 novembre 2011

Ieri come oggi

L'Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere sulle strade,
ancora truffe al forestiero, si presenti come vuole.
Onestà tedesca ovunque cercherai invano,
c'è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina;
ognuno pensa per sé, è vano, dell'altro diffida,
e i capi di stato, pure loro, pensano solo per sé.
[...]

Johann Wolfgang Goethe, 1790


sabato 12 novembre 2011

Baratro

Siamo sull'orlo di un precipizio, ma nè cadiamo nè riusciamo a rialzarci. Anzi, sembra troppo tardi per rialzarci. Ma nessuno vuole darci l'ultima spinta, forse perché colore che ci hanno mandato sul precipizio ormai sono troppo avidi di denaro. Tanto avidi da dare false notizia per mandare un paese in tilt e guadagnarne. Fino a quando durerà? Chi ci lancerà l'ultima pietra? Che lo faccia subito, in modo che, finalmente, i giovani di quel nuovo mondo possano ricostruirlo dalle macerie del vecchio.

giovedì 10 novembre 2011

Il cancello era sempre lì...

La notte, per una volta, era calma. Il pastore osservò una coppia scendere lungo la strada. Lei era vestita secondo la moda: gonna a pieghe che arrivava poco più giù delle ginocchia, giubbotto aderente, capelli corti e ricci, riga di lato. Un osservatore attento avrebbe notato che le calze erano in realtà pittura. In quei tempi di guerra le calze in nylon provenienti dagli Stati Uniti scarseggiavano, e allora le donne ricorrevano anche ad estremi rimedi per essere belle. Lui invece era un soldato, e dalla divisa al pastore sembrò un francese. Ne erano arrivati così tanti, da quando Pétain aveva firmato l'armistizio.
La campana della vicina chiesa cattolica suonò la mezza. L'uomo decise di tornare denrtro alla sua chiesa e chiuse il portone. Era un edificio piuttosto grande, uno dei più antichi della città, e sorgeva sulla via principale. Era chiuso da un piccolo recinto all'esterno, e il pastore poteva coltivare un orticello. Dava la metà del ricavato ai suoi fedeli più poveri, quelli che, nei precedenti bombardamenti, avevano perso tutto.
Ma, quella notte, c'era calma. No, i tedeschi non sarebbero venuti a sganciare le loro bombe. L'uomo camminò lungo la navata centrale. Si sedette davanti all'altare, in prima fila. Chiuse gli occhi. Pregò. Pregò per suo fratello, mandato a difendere le colonie. Pregò perché quell'assurda guerra finisse. Possibile che la follia di un solo uomo avesse scatenato quell'inferno?
Il pastore aprì gli occhi. Osservò i vetri colorati, risalenti all'epoca dello scisma anglicano. Dio, perché hai creato creature così imperfette?
Il pastore si appisolò. La notte era così calma...

Il pastore si svegliò di soprassalto. Oddio, conosceva benissimo quel suono. Era la sirena, la sirena che annunciava un nuovo bombardamento. Con il cuore in gola, l'uomo si rialzò. Cosa doveva fare? Trovare un rifugio. Corse lungo la navata. L'allarme continuava a suonare...e gli si ghiaccio il sangue nelle vene quando cominciò a sentire anche gli aerei. Arrivò al portone e lo aprì. Si trovò davanti il piccolo giardino. Il cancello era chiuso. L'uomo corse, mentre sulla strada la gente che era ancora fuori correva a cercare un rifugio. D'un tratto, si sentì una grande esplosione. Era cominciato il bombardamento. Le persone urlavano. E il pastore giunse al cancello in ferro dopo aver salito la breve scalinata. Prese la maniglia ma...in nome di Dio, era inceppata! L'uomo cominciò ad abbassare e sollevare la maniglia freneticamente, No, non voleva finire così! E intanto altre bombe cadevano, e sulla città c'era la luce rossa delle fiamme. Dio, non voleva morire così!
D'un tratto, con un piccolo CRAC, la maniglia si sbloccò e il cancello si aprì. Il pastore non si degnò neanche di richiuderlo, lo lasciò aperto. Cominciò a correre nella grande strada. Trovare un rifugio, trovare un rifugio...ma dove?
E poi, sentì un grande botto. Venne scaraventato in avanti. E venne il buio.

Si sentiva coperto di polvere. Qualcosa di appiccicoso gli copriva una parte del volto, lo sentiva. Aprì gli occhi.
"Signor pastore, state bene?"
Vide il volto prima sfocato, poi sempre più definito, di una ragazzina dai capelli rossi.
"Maddy..."
"Vi abbiamo trovato in mezzo alla strada, e vi abbiamo tolto almeno via da lì..."
In effetti, il pastore si rese conto che era semplicemente sul marciapiede. Si sollevò e si sedette contro il muro. Si toccò il viso. Era coperto di sangue secco.
La strada era piena di detriti, pezzi di muro delle case crollate. Gli uomini ne estraevano i cadaveri.
"Maddy, aiutami ad alzarmi..."
La ragazzina obbedì, e il pastore camminò lungo la strada appoggiandosi a lei, zoppicando. Le scene erano agghiaccianti. Morti, persone che piangevano, arti sparsi per la strada.
E poi, quando la vide, si fermò, la bocca aperta.
Era ancora lì. I muri di pietra erano lì, alti e secolari. Ma il tetto, i vetri e il portone erano scoparsi. Era come se fossero stati soffiati via. Come se quello fosse un enorme scheletro che si ergeva alto nel cielo.
"La mia chiesa..."
Il pastore crollò a terra, e pianse, di rabbia e frustrazione. La sua chiesa...
Il cancello era sempre lì, aperto verso l'interno, come lo aveva lasciato.

Liberamente ispirato ai fatti avvenuti a Plymouth nel 1941 

mercoledì 2 novembre 2011

Cinismo. Pensieri.

Momento cinico. Ad una mia amica con il cuore spezzato dico di provare con l'attak. Cattivissima me...
Sarà che sono stressata, in tutti i sensi. Irritabile. Lunatica. Ed è solo l'inizio. Che dire, col cavolo, non so nenche perché scrivo questo post. Forse perché devo aggiornare il blog, anche se ho mille cose da fare su internet, facebook, gdr, mail, contromail. E che dire della vita reale. Interrogazione, controinterrogazione, incazzatura con il giorno che ha solo 24 ore. Oho, aggiornamento in tempo reale dal gdr. Sospiro di sollievo.

Pensieri ricorrenti. A, mi manchi. Ho visto che dove stai c'è la neve. Soffro il freddo per te. Oddio, devo andare dal parrucchiere. Anche stanotte sognerò che hanno messo la prova Invalsi? E' un incubo. Perché esistono le banche? Perché quei pochi al potere mandano tutto a rotoli? Che mondo ingiusto. A, quando cammino per i corridoi sento che non ci sei.