venerdì 31 gennaio 2014

Molto tempo fa nell’antica dimora della gente di San Juan, in un villaggio le cui rovine si possono vedere al di là del fiume dall’attuale San Juan, vivevano due giovani dotati di magia. Il ragazzo si chiamava Cacciatore di Cervi perché, anche se solo ragazzo, era l’unico che non ritornava mai dalla caccia a mani vuote. La ragazza, il cui nome era Fanciulla Grano Bianco, faceva il vasellame più raffinato e ricamava i vestiti con i più bei disegni, meglio di qualsiasi donna del villaggio. Questi due giovani erano la coppia più bella del villaggio, e non era una sorpresa per i loro genitori che cercassero sempre la compagnia l’uno dell’altro. Vedendo che erano favoriti dagli dei, gli abitanti del villaggio supposero che erano destinati a sposarsi.
Col tempo lo fecero e, contrariamente alle aspettative degli anziani, passarono ancor più tempo nello stare l’uno con l’altro. Fanciulla Grano Bianco cominciò a trascurare il lavoro del vasellame e del ricamo, mentre Cacciatore di Cervi abbandonò la caccia, in un momento in cui avrebbe potuto risparmiare a molta gente di patire la fame. Cominciarono persino a dimenticare i loro obblighi religiosi. Su richiesta dei genitori preoccupati della coppia, gli anziani della tribù convocarono un consiglio. Quella giovane coppia stava ignorando tutte le tradizioni che avevano consentito alla tribù di vivere e prosperare, e la gente temeva che gli dei adirati potessero arrecare carestie, inondazioni, malattie o qualche altro disastro al villaggio.
Ma Cacciatore di Cervi e Fanciulla Grano Bianco ignorarono le argomentazioni del consiglio e divennero ancor più uniti, giurando che niente li avrebbe mai divisi. Una sensazione di rovina pervase il villaggio, anche se era primavera avanzata e tutta la natura s’era dischiusa in una nuova vita.
Poi all’improvviso Fanciulla Grano Bianco si ammalò ed entro tre giorni morì. Il dolore di Cacciatore di Cervi non ebbe limiti. Si rifiutava di parlare o mangiare, preferendo vegliare accanto al corpo della moglie sino a che non fu seppellito di buon’ora il giorno successivo.
Per quattro giorni dopo la morte, ogni anima vaga nel e intorno al suo villaggio, e cerca il perdono di coloro i quali può aver offeso quand’era in vita. È un momento di ansia per i viventi, poiché l’anima può apparire nella forma di un vento, di una voce disincarnata, di un sogno, o persino in sembianze umane. Per prevenire una tale visita, gli abitanti del villaggio vanno dalla persona morta prima della sepoltura e pronunciano una dolce preghiera di perdono. Ed al quarto giorno dopo la morte, i parenti i riuniscono per eseguire una cerimonia d’addio all’anima che si appresta ad andare nel mondo degli spiriti, dal quale non ritornerà mai più.
Ma Cacciatore di Cervi non si rassegnava ad accettare la morte della moglie. Sapendo che poteva vederla durante l’intervallo dei quattro giorni, cominciò a vagare tutt’attorno al villaggio. Ben presto fu sospinto più lontano fuori nei campi e fu qui, al tramonto del quarto giorno, proprio mentre i suoi parenti stavano radunandosi per la cerimonia dell’addio, che rinvenne un piccolo fuoco vicino ad un gruppo di cespugli.
Cacciatore di Cervi si portò più vicino e trovò la moglie, bella com’era in vita ed abbigliata in tutta la sua eleganza, che si preparava per l’ultimo viaggio pettinandosi i lunghi capelli con una spazzola di cactus. Egli cadde piangendo ai suoi piedi, implorandola di non partire ma di ritornare con lui al villaggio prima che il rituale d’addio fosse consumato. Fanciulla Grano Bianco pregò il marito di lasciarla andare, perché lei non apparteneva più al mondo dei vivi. Il suo ritorno irriterebbe gli spiriti, disse, ed, in ogni caso, ben presto lei non sarebbe più bella e Cacciatore di Cervi l’eviterebbe. 
Egli ignorò le argomentazioni garantendo il suo imperituro amore e promettendo che non permetterebbe a nessuno di dividerli. Alla lunga lei s’intenerì, dicendogli che l’avrebbe obbligato a mantenere la promessa. Entrarono nel villaggio proprio quando i loro parenti erano in marcia per la tomba con l’offerta di cibo che avrebbe lasciato partire l’anima di Fanciulla Grano Bianco. Quando la videro, ne furono atterriti, e di nuovo loro e gli anziani del villaggio pregarono Cacciatore di Cervi di lasciarla andare. Egli ignorò la richiesta ed un’atmosfera di sinistra attesa calò sul villaggio.
La coppia ritornò alla propria casa, ma non erano passati molti giorni che Cacciatore di Cervi notò che la moglie cominciava ad avere uno sgradevole odore. Poi vide che il suo bel viso era divenuto color cenerino e la sua pelle secca. All’inizio le voltò soltanto la schiena mentre dormivano. In seguito cominciò a rimanere alzato tutta la notte sul tetto, ma Fanciulla Grano Bianco lo raggiungeva sempre. Col tempo gli abitanti del villaggio si abituarono alla vista di Cacciatore di Cervi correre tra le case ed attraverso i campi mentre veniva inseguito da Fanciulla Grano Bianco, ora ridotta a solo pelle ed ossa.
Le cose continuarono in questo modo sino a che un nebbioso mattino una figura alta ed imponente apparve nel piccolo cortile di danza nel centro del villaggio. Era abbigliata con un vestito di pelle di daino bianco immacolato e portava il più grosso arco che nessuno avesse mai visto. Sulla schiena era gettata una grande faretra con le due più grandi frecce che nessuno avesse mai visto. Rimase dritta al centro del villaggio e domandò, con una voce che penetrò all’interno di ogni cosa, di Cacciatore di Cervi e di Fanciulla Grano Bianco. Tale era la sua autorità che la coppia avanzò docilmente e stette ritta di fronte a lei.
L’imponente figura disse alla coppia che era stata inviata dal mondo degli spiriti perché loro, Cacciatore di Cervi e Fanciulla Grano Bianco, avevano violato le tradizioni del loro popolo ed irritato gli spiriti; ed essendo stati così egoisti, avevano arrecato dolore e quasi una calamità al villaggio. “Poiché insistete a voler stare insieme’’, disse, ‘’il vostro desiderio sarà appagato. Vi rincorrerete l’un l’altro per sempre attraverso il cielo, come ricordi visibili per il vostro popolo che deve vivere secondo la tradizione se vuole sopravvivere’’. Detto ciò mise Cacciatore di Cervi su una freccia e lo lanciò in basso nel cielo occidentale. Ponendo quindi Fanciulla Grano Bianco sull’altra freccia, la collocò proprio dietro suo marito.
Quella sera gli abitanti del villaggio videro due nuove stelle ad ovest. La prima, grande e molto brillante, iniziava a muoversi verso est attraverso i cieli. La seconda, una tremolante stella più piccola, seguiva dietro da presso. E così è ancor oggi, secondo i Tewa; la brillante è Cacciatore di Cervi, posto là nel fiore degli anni. La stella più pallida è fanciulla grano bianco, messa dopo morta; tuttavia lei inseguirà suo marito per sempre attraverso i cieli.


Leggenda Tewa          

martedì 21 gennaio 2014

Stop

Stop con le prese in giro. E' da un po' che dura, e basta, sono stanca di queste cose che mi si fanno senza che io ne capisca il motivo. Forse ho sbagliato qualcosa, forse avrei dovuto fare delle proposte. Però, qualunque cosa sia stato, non penso di aver meritato questo trattamento. Quello che mi fa più incavolare è che non ho neanche visto arrivar la cosa. Non capisco. Pensavo di essere capitata su delle persone migliori, ma evidentemente mi sbagliavo. Perciò, basta squadra. Sono stufa. Farò qualcos'altro, qualcosa di più individuale che già conosco perché è praticamente lo sport di famiglia e in cui sarò indipendente, perché i giochi di squadra, ormai, mi hanno proprio stufata. Arrivederci e a mai più.

lunedì 20 gennaio 2014

Serietà

Non le capisco, quelle persone. Quelle persone che pensano che, a seconda dell’età che si ha, l’amore che ci lega a qualcuno o le passioni che si hanno sono più o meno una cosa seria. Penso sia un pensiero stupido. La serietà di una relazione non dipende dall'età. C’è gente di trent'anni che si mette insieme e dopo qualche mese è finita, così come ce n’è che si sono conosciuti tra i banchi di scuola e non si sono più lasciati. E la responsabilità, la maturità di una persona, neanche quella è data dall'età, né dalle sue aspirazioni personali. Io ho solo ventun’anni, e sogno di essere una scrittrice, di viaggiare in lungo e in largo per il pianeta a fare presentazioni e incontrare i miei lettori. E non è irresponsabilità, o una cosa campata in aria. Se fosse così ignorerei che è molto difficile arrivare ad una cosa del genere, non leggerei per migliorare me stessa e non studierei perché intanto devo fare un lavoro per vivere. Allo stesso modo, non credo che un ragazzo che vuole fare il cantante sia un ragazzino irresponsabile. Dal momento che studia per diventarlo e lo sa, che molto probabilmente finirà per fare l’insegnante, non ci vedo nulla di immaturo, anche se ha sedici o diciassette anni. L’importante è crederci. Penso che la serietà nel credere nel proprio amore o nel proprio sogno faccia diventare quell'amore o quel sogno maturo, e si, anche serio. Mi chiedo se queste persone se lo ricordino, cosa vuol dire essere giovani e amare e avere dei sogni. L’immaturo è chi si mette con qualcuno già sapendo che non è una cosa seria. Si può anche avere una relazione seria e poi lasciarsi perché non ci si ama più oppure smettere di sognare qualcosa. Ma quella è la vita, non la maturità o l’età. So soltanto che, il giorno in cui i miei figli verranno a dirmi che amano qualcuno e sono ricambiati o che vogliono fare che so, gli attori, non gli dirò che sono giovani e irresponsabili e che tra poco gli passa. Li sosterrò e li aiuterò, qualunque cosa vogliano fare.

venerdì 17 gennaio 2014

Ciao a tutti. Scusate la mia nuova assenza, ma sto studiando molto e inoltre ho avuto un po’ d’influenza che mi ha fatta a pezzi per tre giorni. Ora sto bene. Sto preparando l’esame di preistoria, e devo dire che la cosa mi appassiona parecchio. Soprattutto quando leggo i paragrafi hanno questo tipo di titoli...

 Di tanto in tanto, però mi concedo una pausa, ed una di queste pause l’ho fatta per guardare il film An education, di Lone Sherfig.


E' un film stupendo, ve lo consiglio. E' bellissimo come inizi come una commedia e poi ti lasci l'amaro in bocca, alla fine. Mi sono identificata molto in Jenny, la protagonista.
Con questo, vi lascio! Però, non senza avervi lasciato una foto del mio Max che sale sulla libreria credendosi il re del mondo!

E con questo, a presto! :)

venerdì 3 gennaio 2014

Baci


Baci. Di baci ce ne sono tanti, e ognuno è diverso. Ci sono i baci della mattina, quando sei appena sveglio e distrattamente dai un bacio a chi vive con te, pensando a quei capelli che, lo sai, ci metterai un'ora a rimetterli a posto. Ci sono i baci dati ai conoscenti quando li saluti, non sono proprio veri la maggior parte delle volte, sono solo dati perché così si fa. Ci sono i baci tra amiche, dati per un affetto sincero che non vi farà separare per nulla al mondo, neanche dopo che i vostri destini si saranno divisi per le scelte che la vita ti porta a fare. Ci sono i baci di gioia, di ringraziamento, di festa, quando tra spumante o vino rosso c'è quella magia che solo il Natale, l'Anno Nuovo, i compleanni e questo tipo di festività ti possono regalare. Ci sono i baci della vittoria quando quel punto per cui la tua squadra ha lavorato e sudato tanto finalmente arriva. Ci sono primi baci timidi, dati quasi chiedendo il permesso, che via via di avvicinano alle labbra, e che quando ci sono diventano sempre più appassionati. Ci sono i dolci baci rubati, gli amari baci di conforto quando qualcosa non va, i dolce-amari baci di riconciliazione. E poi, c'è l'ultimo bacio, quello della buonanotte, a volte un po' sognante, quasi un preludio a quel mondo assurdo e a volte migliore che solo i sogni ti possono regalare. Mille, mille baci, tutti diversi. E tutti da provare, un giorno o l'altro.