giovedì 16 giugno 2011

J'ai tué ma mère 2

Questo post avrei dovuto scriverlo un mese fa. Ma che dire, il mese di maggio in seconda liceo è più infernale del solito, perché i professori  spiegano fino agli ultimi giorni di scuola. E quindi, solo ora vi posto la mia recensione di J'ai tué ma mère.

Ho scoperto Xavier Dolan l'anno scorso, quando, sul canale francofono TV5, vidi la cerimonia dei Jutra, gli Oscar del Quebec. Quello che più mi attirò fu il fatto che aveva appena compiuto vent'anni e aveva già diretto il suo primo film, che stava vincendo una valanga di Jutra.
Il film s'intitolava J'ai tué ma mère (Ho ucciso mia madre), e raccontava il rapporto conflittuale tra un ragazzo di sedici anni e sua madre.Cercai su internet se mai un giorno sarebbe uscito in Italia, ma la cosa era impossibile. Così era anche per il secondo film di Dolan, Les amoures immaginaires (Gli amori immaginari).  Rassegnata, pensai che magari avrei potuto comprare il DVD in Francia, dove i film erano usciti.
Quindi, quando ho visto che su TV5 trasmettevano il film, potete immaginare i miei salti di gioia.
J'ai tué ma mère non un film che, a mio parere,piace ai genitori. Prendo come esempio i miei: mio padre se n'è andato dopo venti minuti dicendo che quell'adolescente era 'insopportabile'. 
Io, invece, ho sentito questo film quasi 'mio'. E' incredibile, perché mette in scena proprio quello che io a volte ho sentito o immaginato con i miei. Quando, durante un litigio, Hubert, il protagonista, immagina di prendere dei piatti e di scagliarli con violenza a terra. Quando si sente come una vetrina infranta perché i suoi lo mandano in collegio. Questa rabbia, questa violenza repressa, propria credo di molti adolescenti, Xavier Dolan l'ha messa in immagine con un'abilità incredibile. Mi chiedo come abbia fatto. Forse è perché ha scritto la sceneggiatura a diciassette anni. Forse perché è della mia stessa generazione, ha due anni e mezzo più di me.
In ogni caso, il film è molto realistico. E mi ricorda alcuni elementi della Nouvelle Vague: all'inizio, Hubert dice ad un'insegnate che sua madre è morta. Quando viene a saperlo, lei entra in classe e lo sgrida davanti a tutti. Esattamente come nei 400 colpi di François Truffaut.
Colori, citazioni, parole poetiche fanno di questo film un bell'esempio della nuova generazione di registi emergenti. E speriamo che un giorno una qualche distribuzione italiana si accorga di Xavier Dolan.

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