sabato 22 dicembre 2012

Cavallo Pazzo e Caspar Collins

Me lo immagino così. Un ragazzo biondo con gli occhi azzurri che, dopo una fredda nottata passata con una pietra come cuscino, si sveglia e la prima cosa che vede sono tre guerrieri Oglala Sioux sui loro cavali, in tenuta di guerra. Lo osservano con uno sguardo ostile e al tempo stesso curioso. Cosa diavolo ci può fare lì un soldato blu che, apparentemente, non è seguito da nessun commilitone e quindi non è un'esca per una scaramuccia?
Il ragazzo non si scompone, anzi sorride. Si alza, solleva le mani, e dice in modo buffo ma comprensibile le due uniche parole di Sioux che sa: Tashunka Uitko! Cavallo Pazzo!
Dato che il ragazzo insiste e sono ancora più curiosi, i tre guerrieri lo conducono al villaggio, davanti ad un tipì dal quale, pochi istanti dopo, esce lui, Tashunka Uitko, sanguinario assassino selvaggio per i bianchi, grande leader guerriero che non ne ha il nome per i Sioux in quegli anni tremendi che furono quelli delle guerre indiane. Dovrebbero ammazzarsi a vicenda all'istante, ma non è così. Anzi, tra loro nasce un'amicizia, un'amicizia destinata a durare un anno, semplice e pura come lo sono solo quelle vere, un'amicizia fatta di riti, cacce e nottate davanti al fuoco passate a chiacchierare. Spesso me li sono immaginati, Cavallo Pazzo e quel soldatino chiamato Caspar Collins tra i bianchi e Piccolo Capo Bianco tra i Sioux, davanti al tipì a conversare e a imparare a vicenda le loro lingue e le loro culture così diverse.
Poi, dopo un anno, tutto finì, e Caspar Collins dovette ritornare al forte. Nessuno dei due sapeva se si sarebbero mai rivisti.
Accadde. Accadde un giorno d'estate e di sangue, quando tra i soldati contro cui stava combattendo e che difendevano un forte Tashunka Uitko riconobbe il suo amico. Fece subito smettere l'attacco, e la cavalleria cominciò ad avviarsi verso la salvezza. Ma un soldato ferito implorava aiuto, e Caspar Collins si attardò per aiutarlo. Si udì uno sparo, il suo cavallo si imbizzarrì, e cavalcò impazzito verso un gruppo di Cheyenne che nulla sapevano della loro amicizia. Qualcuno scoccò una feccia, e Caspar Collins, dopo qualche istante, cadde a terra, morto. Cavallo Pazzo non poté fare niente, solo guardare.
La prima volta che ho letto questa storia, nel bellissimo libro di Vittorio Zucconi Gli Spiriti non Dimenticano, mi sono venute le lacrime agli occhi. Perché, in mezzo a tutto quel fiume di sangue sparso per più di trent'anni la cui foce fu il massacro di Wounded Knee nel 1890, nacque un bellissimo fiore bianco come fu l'amicizia impossibile e tragica tra Cavallo Pazzo e Caspar Collins, Tashunka Uitko e Piccolo Capo Bianco. Un fiore che, purtroppo, fu reciso nel modo più violento.



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