giovedì 6 marzo 2014

Non c'è nulla che ti possa preparare. Semplicemente, entri in autobus e lo vedi. Lui. Quando, quasi otto anni fa, lo hai visto nella sua classe alle medie, aveva i capelli lunghi e gli occhiali, ora li ha corti e probabilmente porta le lenti. Lo riconosci all'istante, perché lo hai incrociato spesso al liceo e poi...beh, qualche mese fa ti era venuto un colpo quando avevi saputo che era il batterista del gruppo del tuo ragazzo. E vorresti almeno salutarlo, ma non osi farlo. Ti siedi dall'altro lato rispetto a lui, lo osservi mentre ascolta musica dall'mp3. E vorresti dirgli: "Ciao, come va, che fai nella vita?" ma proprio non ce la fai. E' una situazione ridicola... E poi, prima della tua fermata, trovi il coraggio e:

"Ciao!"
"Ehi, ciao! Come va? Che combini?"
"Bene, grazie... Ora studio Beni Culturali. E tu, che fai?"
"Bah, io ho deciso di smetterla e di stare per conto mio."
"Ah... solo musica, eh?"
"Già, studio a casa, io!"
Pausa.
"Bene, io ora scendo. Ti saluto F.?"
"Si, grazie! Ciao!"
"Ciao."

Ed è andata. E non so perché, ma scendendo da quell'autobus mi sono sentita come se, d'un tratto, un altro pezzo della mia adolescenza se ne fosse andato via per sempre.

2 commenti:

  1. E probabilmente è così...purtroppo la vita passa e le emozioni diventano ricordi.
    Un abbraccio.
    Antonella

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  2. Ciao, beh...mi sa proprio di si. Grazie per il commento, a presto!

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