martedì 31 luglio 2012

20 Whisper street-ep.3

La sera del giorno dopo, lunedi', mi stesi sul letto, felice del silenzio improvviso. Ero stanca, e non solo perchè di nuovo avevo dormito male, sempre sognando immagini confuse. Avevo passato la giornata a lanciare palle da baseball, fare il bagno alle barbie e giocare a domino. Sempre con le urla di Violet e Rose in testa. Non riuscivo a capire perché, invece di parlare, urlassero sempre. Io, da quel che mi ricordassi, non facevo cosi'. Ma io tanto non andavo a giocare con gli altri bambini, me ne stavo sempre con Chris e Pearl. Ci divertivamo a catturare le mosche e a toglier loro le ali. Che sadiche, che eravamo.
Aprii l'armadio e decisi che cosa mettere il giorno dopo, alla festa di Ticknor. Mmm...una maglietta, magari? Si, perchè no? Magari quella degli Iron Maiden. Si, avrei messo quella. E un paio di jeans. Semplice. Tanto, era solo una festa organizzata dal nerd del villaggio, non c'era bisogno di essere troppo stravaganti.
Misi i vestiti sulla sedia. Gettai uno sguardo alla finestra. Si affacciava verso il numero 20. Rimasi a osservare quella casa tetra e in rovina. Che strano...era come se una delle finestre dai vetri spaccati fosse illuminata da una fioca luce verdastra. Aguzzai la vista. Si, c'era qualcosa li'. Mi avvicinai.
C'era...come una forma ovale...una lampada a olio? No, sembrava piuttosto...oddio! Una faccia?
Il cellulare squillo' d'un tratto sul comodino. Sussultai e distolsi lo sguardo per fissare il telefono. Qualcuno mi stava chiamando. Prima di prenderlo, riguardai davanti a me. La faccia cinerea era sparita.
Sullo schermo c'era scritto 'mamma'. Guardai l'ora, che segnava le dieci e mezzo. Bene, andava meglio. L'ultima volta che mia madre mi aveva chiamato, erano le tre di notte.
"Pronto."
"Ciao, Lily!! Ti ho svegliata?"
"Ehm...no. Stai migliorando."
"Oh, abbiamo solo cambiato fuso orario. Ora siamo a Madrid, ma tra poco dovremo andare a Oslo, sai il capo di me e tuo padre dice che gli affari dovrebbero interessare più i norvegesi che gli spagnoli. Tuo padre sta bene, ora dorme, qui fa un caldo tremendo! E ieri sera abbiamo fatto un giro gastronomico della città, davvero interessante, Lily!"
"Ah."
Fissavo la finestra di fronte. Non c'era niente.
"E Violet e Rose come stanno? Le fai giocare, eh? Fai la brava sorella maggiore?"
"Si, mamma, stai tranquilla. Ora dormono."
"E tu no."
"Sono solo le dieci e mezzo, è presto per me. Tu alla mia età non ci andavi a dormire a partire da mezzanotte?"
"No, ci andavo a partire dalle undici."
"E ora sono le dieci e mezzo, quindi prima delle undici."
Mia madre non disse niente.
"E' successo qualcosa, li'?"
Pensai alla festa, il giorno dopo. E al camion. E a quella faccia.
"No, niente."
"Oh, allora beh...ciao. Buonanotte."
"'Notte."
Tolsi il cellulare dall'orecchio. Mamma aveva già chiuso la chiamata.
"Non mi hai chiesto neanche come sto io" dissi rivolta allo schermo.
Avevo davvero di nuovo le allucinazioni? Il camion doveva esserci stato, la palla era li' spiaccicata, col cavolo! Ma la faccia alla finestra del numero 20?
No, non volevo pensarci. Avevo smesso, avevo voltato pagina con quelle cose. E poi non volevo più prendere quelle maledette medicine. Mi avevano fatta dimagrire, dormire, bocciare, perché, un giorno in cui il mio umore già nero era stato peggiorato da quelle pasticche, avevo preso a calci un insegnante. E questo, dopo due anni, non me lo perdonava ancora nessuno.
Guardai la sedia, con i vestiti appoggiati sopra. Dai, l'indomani avrei drogato le mie sorelline, sarei andata ad una festa. Visto gente. Bevuto un po'. Fumato. Mi sarei divertita, insomma, con Chris e Pearl. Niente camion o facce da morto.

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